POST-SCRIPTUM
UNA “BUSSOLA DEI POSSIBILI”
Se la comunità mondiale si fonda su delle narrazioni anticipatrici, piuttosto che sulla memoria di un passato comune, il racconto-catastrofe smuove le energie, come il racconto-programma uniforma le società, che si tratti di Tutto mercato, Tutto digitale o degli Imperi-mondi. Aprendosi alla diversità mentre si concentra sulla visione ecologica della Madre Terra, la comunità mondiale emergente può dare vita a un racconto più motivante, solidale e insieme pluralista, che sostituisca la mondializzazione disumanizzante con una mondialità appagata. Ispirato dal pensiero “arcipelago” degli scrittori antillesi (Édouard Glissant e Patrick Chamoiseau), il racconto-avventura della mondialità si presenta come una politica delle solidarietà e una poetica delle differenze. Vicino al “pluralismo ordinato” che richiama il motto dell’Europa («Unita nella diversità»), è l’unica narrazione anticipatrice che si preoccupa allo stesso tempo di conservare una terra abitabile e di rispettare i diritti dei circa undici miliardi di esseri umani previsti per la fine del secolo. Il solo, forse, in grado di resistere agli Imperi-mondi senza giungere al già annunciato collasso. Il solo, infine, che, con un po’ di fortuna, può portarci verso una comunità mondiale unita nel suo destino, restando aperta alla pluralità dei mondi possibili.
Per illustrare questi racconti, abbiamo immaginato, a doppia firma di una giurista e di uno scultore – Antonio Benincà – una “bussola dei possibili”, concepita come una “scultura manifesto”.
Una rosa dei venti, ancorata al suolo, permette di rilevare i venti della mondializzazione: i venti principali – sicurezza, concorrenza, libertà e cooperazione – e i venti secondari, “d’entre les vents” – ovvero esclusione, innovazione, integrazione, conservazione. Proiettata verso il cielo, la rosa terrestre diviene una ronda aerea, una sorta di giostra o di grande caos in cui i venti si scontrano a due a due (libertà/ sicurezza, cooperazione/concorrenza, ecc.).
Inusuale, perché senza polo magnetico, questa bussola presenta un centro di attrazione dove si incontrano i principi regolatori delle nostre umanità. Tali principi di giustizia sono ispirati da una spirale degli umanismi che si innalza verso il cielo, offrendo un piedistallo al «piccolo soffio senza nome» che rappresenta lo slancio vitale di ogni cittadino del mondo (Delmas-Marty 2016, p. 127)1Delmas-Marty, M. (2016) Aux quatre vents du monde. Petit guide de navigation sur l’océan de la mondialisation, Paris: Seuil.. Simbolo della permanenza dell’Essere nell’evoluzione, tale spirale riattiva l’umanesimo della relazione delle società tradizionali (principi di fraternità e di ospitalità) senza rinunciare a quello dell’emancipazione che ci viene dall’Illuminismo (uguaglianza e dignità). Essa accoglie inoltre l’umanesimo delle interdipendenze, nato dagli ecosistemi (solidarietà sociale ed ecologica) e infine l’umanesimo della non-determinazione che preserva il mistero dell’umano (responsabilità e creatività). Alla spirale è collegato un filo a piombo, come quello che i costruttori di cattedrali immergevano in un secchio d’acqua, elemento primordiale della vita, per ritrovare la linea retta, letteralmente e metaforicamente, ammortizzando i movimenti perturbatori dei venti.
Se giochiamo sull’analogia tra venti del mondo e venti dello spirito, il filo a piombo, immerso in un ottagono pieno d’acqua, evoca una governance mondiale in cui – omaggiando Blaise Pascal – la giustizia sarà rafforzata dagli umanismi giuridici e la forza equilibrata dai principi regolatori2«Non potendo far sì che sia forza obbedire alla giustizia, si è stabilito che sia giusto obbedire alla forza; non potendo dare forza alla giustizia, si è giustificata la forza, affinché la giustizia e la forza fossero insieme, e ci fosse la pace, che è il bene sovrano» (Pascal 1669; trad. it. 1978).. Questa bussola singolare – senza polo magnetico – mostra che il collasso non è inevitabile e che è ancora possibile orientare le nostre società verso una governance che le stabilizzi senza immobilizzarle e le pacifichi senza uniformarle. In questo XXI secolo in cui si parla solo di suicidio dell’Occidente, disintegrazione dell’Europa e collasso del pianeta, è più che mai necessario lanciare un’allerta. Non per questo, tuttavia, è il momento di rinunciare alla speranza. Tale bussola non è solamente una scultura e un manifesto, essa è anche una fonte di divertimento: perfino nello stato di emergenza è fondamentale rimanere gioiosi!