I. IL GRAFFITI WRITING: RADICI E STILI
Marta R. Bisceglia
In ogni saggio critico che si rispetti è importante fornire fonti attendibili, ma come fare se la letteratura sul tema è quasi inesistente? La vera fonte, l’unica plausibile, per noi è stata il dialogo, reso possibile dalla trascrizione del punto di vista diretto degli artisti, estrapolato dalle interviste che li vedono protagonisti1 Le interviste con gli artisti abbracciano un arco temporale che va dal 2013 al 2021. Queste interviste hanno rappresentato una delle fonti principali per la stesura della presente monografia; pertanto, abbiamo scelto di riportarne vari stralci nel corpus del testo. In particolare, le interviste riguardanti Pechino sono state condotte da A. Iezzi e M. Merenda, quelle riguardanti Shanghai da M.R. Bisceglia e quelle riguardanti Chengdu da M. Merenda.. Questo dialogo ha plasmato una trattazione a livello orizzontale di un argomento attuale, che solo da pochi anni riceve l’attenzione che merita e che purtroppo non viene compreso fino in fondo. Durante lo studio di questo tema, così vario ed enigmatico, ci siamo poste tante domande con l’auspicio di poter dare le giuste risposte. Ecco perché, prima di valicare ogni barriera geografica ed esplorare l’universo dei graffiti in Cina, risulta essenziale fornire un’adeguata spiegazione terminologica ed etimologica su questo argomento per cercare di capire cosa sono i graffiti, chi sono gli autori e soprattutto cosa vogliono dirci.
In primo luogo, bisogna fare attenzione a non confondere la street art2Street art (jietou yishu 街头艺术) – In italiano “arte di strada” o “arte urbana”, è un termine di origine massmediatico che cerca di definire e circoscrivere tutte quelle forme d’arte che si manifestano in luoghi pubblici, spesso illegalmente, con le tecniche più disparate. Nasce e si evolve da una costola del graffiti writing, si sviluppa e si estende nel tempo in pratiche diverse: sticker art, stencil art, poster art, proiezioni video, sculture, installazioni e performance., quel groviglio di espressioni artistiche (sticker art3Sticker art (tiezhi 贴纸) – Una forma di tag realizzata tramite adesivi stampati dal computer che possono contenere solo la firma e un logo o essere più elaborati, con piccoli caratteri e decorazioni. La sticker art è una forma di comunicazione di rapida esecuzione, economica e di facile diffusione, considerata una sottocategoria della graffiti art, anche se alcuni writer credono che questo tipo di arte sia solo per coloro che hanno paura di usare marker o bombolette, e quindi non ne fanno uso. , stencil art4Stencil art (mubanhua 模版画) – È una pratica largamente utilizzata nella street art che permette di riprodurre in serie forme, simboli e lettere attraverso una maschera normografica, tagliata in modo tale da formare un negativo fisico dell’immagine che si vuole creare. In breve, è una tecnica caratterizzata dall’uso di un motivo ritagliato su cartone (lo stencil, la matrice) che viene riprodotto sul muro con la bomboletta in breve tempo. , poster art5Poster art (haibao 海报) – È una forma di arte di strada che si realizza unendo e componendo fra loro più fogli di carta stampata, ottenendo una grande immagine in stile pubblicitario che può arrivare a riempire anche intere facciate di palazzi. e videoproiezioni) compiute in strada spesso illegalmente, con il graffiti writing6Graffiti writing (tuya shuxie 涂鸦书写) – È un fenomeno sociale, culturale e artistico diffuso in tutto il mondo, nato come espressione spontanea e senza un intento dichiarato di un gruppo eterogeneo di ragazzi appartenenti a una sottocultura, l’hip-hop, che ha avuto origine nei ghetti newyorkesi degli anni Settanta. In italiano si può tradurre con il termine “graffitismo”, che denota l’atto dello scrivere il proprio nome d’arte, la tag, usando vernice spray o pennarello negli spazi pubblici. L’etimologia della parola “graffito” deriva dal latino gràphium, “stile per incidere”, che trae la sua etimologia dal greco gràphein (γράφειν) che significa indifferentemente “scalfire, incavare, disegnare”. Il termine writing, dall’inglese “scrittura, scrivere”, si riferisce all’esecuzione di graffiti, composti meramente da lettere o da caratteri. A questa modalità è legato uno studio del lettering, e quindi dello stile del carattere che deve avere sia la semplice tag che il pezzo. In Cina, il termine “graffiti” non si riferisce solo alla scrittura di lettere o caratteri come nel writing, motivo per cui i graffiti vengono chiamati anche tuya yishu 涂鸦艺术 (lett. arte dei graffiti), sottintendendo una vasta gamma di espressioni artistiche su suolo pubblico (molto più vicine alla street art). Un altro termine usato è tuya huihua 涂鸦绘画 (lett. pittura di graffiti) che si riferisce ai graffiti che contengono puppet.: i graffiti sono un genere diverso di arte di strada. Alcuni stentano a farli rientrare in questa categoria ma, in verità, ne costituiscono l’origine7 I fumetti del writer Lush palesano questo divario, come si può osservare sul sito Vandalog: According to Lush… Why graffiti writers hate street artists – Vandalog – A Street Art Blog. Per comprendere entrambi i punti di vista si può visionare il documentario che racconta la rivalità tra il writerRobbo e lo street artistBanksy su YouTube: Robbo vs Banksy- Graffiti Wars FULL VIDEO – YouTube. Benché, attualmente, ogni intervento pittorico nei luoghi pubblici sia chiamato “graffito”, è importante precisare che il fenomeno artistico che andremo ad analizzare è il writing. In italiano, il termine graffiti writing si può tradurre con la parola “graffitismo” e i suoi seguaci, i writer8Writer (tuyazhe 涂鸦者 / penzi 喷子 / tuya yishujia 涂鸦艺术家 / xieziren 写字人) – Legato al concetto di writing, si riferisce al graffitista, colui che esegue graffiti concentrandosi soprattutto sul lettering, quindi sulla realizzazione e l’evoluzione di lettere., in italiano sono chiamati “graffitisti” o “graffitari”.
L’etimologia della parola “graffito” deriva invece dal latino gràphium, “stile per incidere”, che muove dal greco gràphein (γράφειν, scalfire, incavare, disegnare), mentre il termine inglese writing (scrivere, scrittura) si riferisce alla pratica artistica che si occupa della mera esecuzione di lettere e che presuppone quindi uno studio del lettering9Lettering – Si riferisce allo stile delle lettere ed è il concetto fondamentale del writing. Se sei un writer, scrivi prima di tutto lettere, che possono essere diverse nelle dimensioni e negli stili: block, lettere di grandi dimensioni, squadrate o rettangolari, generalmente riempite con un solo colore; soft, lettere rotonde, morbide, dalla forma simile a quella delle nuvole, in genere di un solo colore all’interno di un outline; bubble style, lettere con stile “a bolla”, le lettere sembrano bolle di sapone, colorate con molta precisione, con un largo outline; wildstyle, tradotto “stile selvaggio”, le lettere sono composte da frecce tridimensionali intersecantesi, che danno idea di movimento e confusione. Nel caso della graffiti art cinese, dato che molti writer si servono anche dei caratteri per i loro pezzi, è stato necessario coniare un nuovo termine che indicasse lo stile dei caratteri: il Charactering., ossia “lo stile delle lettere”.
«Il gioco è semplice e le regole sono poche: scegliere un nome e scriverlo con uno stile originale. Spesso, ovunque e comunque» (Mininno 2008, p. 6). Con questa premessa Alessandro Mininno, spirito guida di queste prime pagine e grande esperto sul tema, dischiude la sua accuratissima analisi del graffiti writing che, in modo generico, possiamo definire una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il mondo, nata come espressione spontanea e senza un intento dichiarato di un gruppo eterogeneo di ragazzi appartenenti a una sottocultura, l’hip-hop.
L’hip-hop10Hip-hop (xiha 嘻哈) – È un movimento culturale nato in prevalenza nelle comunità afroamericane e latine del Bronx, quartiere di New York, alla fine degli anni Settanta. I quattro principali aspetti o elementi della cultura hip-hop sono la parola, la musica, il movimento, il segno: lo MCing (shuochang 说唱), anche noto come musica rap, introdotto dagli afroamericani (MC è l’acronimo di Master of Ceremony); il Djing (dadie 打碟), introdotto dai giamaicani; il graffiti writing (tuya shuxie 涂鸦书写), la breakdance (diban wu 地板舞 o pili wu 霹雳舞) introdotti dai portoricani. è un movimento culturale sorto nelle comunità afroamericane e latino-americane dei sobborghi di New York, sul finire degli anni Settanta. I quattro aspetti principali della cultura hip-hop sono: la parola (il rap o MCing), la musica (il DJing), il movimento (la breakdance o B-boying11B-boy – Diminutivo di break-boy, indica un ballerino di breakdance. Nel corso del tempo è passato a indicare tutti gli appartenenti alla cultura hip-hop. Il termine per riferirsi alle ragazze è b-girl.) e il segno (il writing). In quanto “segno”, il writing rappresenta una forma di espressione visuale complessa, strutturata e in continua evoluzione, che consiste principalmente nell’atto di scrivere, interpretare ed evolvere le lettere che costituiscono la propria tag12Tag (qianming tuya 签名涂鸦) – È lo pseudonimo, il nome d’arte o il nome in codice che ogni graffitista, mc e breaker, usa per distinguersi, farsi riconoscere e per segnalare la propria presenza in città. La tag è la struttura portante del fenomeno del writing, poiché è la forma più basilare di graffiti, realizzata con spray o marker. L’elaborazione della tag rappresenta lo stile personale del proprio autore. Tutti i pezzi, anche i più grandi, i più colorati, i più elaborati rimangono sempre delle firme. L’attività di marcare una superficie con una tag viene chiamata tagging-up. Per tag bombing, letteralmente “bombardamento di tag”, si intende infatti la riproduzione della propria tag su vasta scala in una determinata area di un centro urbano. La tag può rappresentare anche un segno di riconoscimento tra gruppi. Più writer o mc che si incontrano possono decidere di firmarsi tutti con un’unica tag, in modo da farsi riconoscere come gruppo (cfr. Crew)., ossia la propria firma, usando vernice spray o marker (pennarello)13Marker (makebi 马克笔) – Pennarello utilizzato per realizzare tag. negli spazi pubblici.
«Sono le firme, le tag, quindi, a costituire la struttura portante del fenomeno writing. Tutti i “pezzi” (termine con cui ci riferiremo d’ora in avanti ai graffiti) anche i più grandi, i più colorati, i più elaborati rimangono in sostanza delle firme: illustrazioni e personaggi figurativi, spesso presenti anche sui treni degli anni Settanta e Ottanta, sono quasi esclusivamente di contorno, arricchiscono una composizione che è sempre centrata sul lettering», continua Mininno.
Il writing è: i writer14Come afferma il writer Rae (cfr. Mininno 2008, p. 166).
Un interclassista meltin(g) pot di afroamericani low-class e di bianchi borghesi, che si trovano ad esprimersi con modalità comuni (lo spray come mezzo, il lettering come oggetto e lo spazio pubblico come tela) ma con intenti spesso diversi. Alcuni di loro dipingono per vandalismo, per i dieci minuti di azione adrenalinica, mentre altri, più vicini ad un sentimento artistico, preferiscono rifinire le proprie lettere per giorni su un muro legale, chiamato hall of fame15Hall of fame (tuya qiang 涂鸦墙) – Letteralmente “atrio della fama”, si riferisce a uno spazio in cui è permesso dipingere più o meno legalmente. Nelle hall of fame dipingono i writer intenti a un lavoro di ricerca artistica, che preferiscono porre l’accento sulla qualità dei pezzi che sulla quantità, ricercando uno stile sempre più originale.. (ivi, pp. 9-10)
Ebbene, non si tratta solo di una questione di illegalità: taluni hanno come obiettivo primario la quantità, dunque quello di tappezzare (o bombardare, dall’inglese bombing16Bombing (zhajie 炸街 / beng 崩) – Tradotto in italiano “bombardare”, consiste nell’eseguire graffiti illegali su muri o treni con throw-up, tag, stencil e pezzi composti da lettere semplici e veloci da realizzare. Pratica prediletta dai writer che hanno come obiettivo primario la quantità, tappezzando intere città con la propria firma per raggiungere la fama di king. ) intere città con la propria firma e raggiungere la fama di king17King (wangzhe 王者) – Si riferisce a una sorta di guida per gli altri graffitari. In genere è il più bravo, il più abile ed è rispettato da tutti. Un writer viene reputato king solo nel caso in cui un altro king lo consideri tale. La competizione che porta a ottenere questa “carica” può riguardare la quantità di pezzi fatta in una città, lo stile e l’originalità, oppure l’esperienza. (il re, il writer più bravo e più abile, rispettato da tutti); viceversa, altri preferiscono porre l’accento sulla qualità, ricercando uno stile sempre originale. E, sovente, questa doppia natura convive nella stessa persona.
I writer non si muovono in solitaria, molto spesso si associano in piccoli gruppi di amici chiamate crew18Crew (tuandui 团队) – Letteralmente “ciurma”, “equipaggio”; nella cultura hip-hop si riferisce a una cerchia di persone che collaborano a un progetto artistico o culturale, come ad esempio un gruppo di writer, o un gruppo di ballo. Nel graffiti writing, sottintende un gruppo organizzato di writer che creano pezzi comuni dipingendo insieme. Solitamente sono amici, quindi tra loro c’è stima e rispetto reciproco; un writer può anche appartenere, nel corso del tempo o contemporaneamente, a più di una crew. Il nome di una crew è molto spesso un acronimo, che può avere anche più di un significato ed è composto solitamente da due o tre lettere. In molti casi il nome della crew viene scritto, come la tag, a lato del pezzo oppure si creano pezzi con la sigla della crew, con accanto le tag dei componenti., portando avanti un nome comune, una sigla (solitamente di due o tre lettere), un marchio che associa tutto il gruppo (ivi, p. 168).
Prima di entrare nel vivo del fenomeno cinese, è indispensabile raccontare la storia del writing dalla nascita negli Stati Uniti sino alla diffusione in Europa, delineando i fondamenti stilistici dell’old school19Old school (laoxuexiao 老学校) – Letteralmente “vecchia scuola”, è un termine gergale riferito alle sottoculture di una disciplina o scuola e alle sue generazioni passate. Viene utilizzato per comparare lo stato attuale di una disciplina, sottocultura, movimento, con uno stato passato. Nel graffitismo, in particolare, si riferisce agli anni in cui il writing nacque negli Stati Uniti, periodo nel quale vennero inventati numerosi stili, che resero famosi i primi writer. A questo viene associata anche l’espressione back in the day..
L’American graffiti e l’evoluzione delle tag
La nascita del graffiti writing contemporaneo è databile alla fine degli anni Sessanta a Philadelphia, negli Stati Uniti, ed è riconducibile all’attività di Cornbread e dei suoi amici. Tuttavia, è stata New York, senza dubbio, a dare la propulsione decisiva al fenomeno agli inizi degli anni Settanta, quando artisti come Taki 183, Julio 204 e Cat 161 dipingono i loro nomi sui muri o nelle stazioni della metropolitana di Manhattan (Mininno 2008, pp. 16-17). Negli anni successivi al 1972, dove possiamo collocare il momento cruciale della nascita e dello sviluppo dell’American graffiti, i writer sentono il bisogno di trasformare la semplice tag in forme di sperimentazione di stile: le lettere cominciano dapprima a crescere di dimensione, poi a cambiare, a raffinarsi, a gonfiarsi in stili sempre nuovi e diversi, a seconda dell’artista che li crea; si arricchiscono di sfondi, bolle, effetti tridimensionali e frecce, con i primi esempi di riempimento e contorno.
La prima evoluzione della tag è il throw-up 20Throw-up (kuaisu tuya 快速涂鸦 / outu 呕吐) – Letteralmente “vomito”, è la prima evoluzione della tag, un disegno stilizzato della propria firma di rapida esecuzione ma di dimensioni più estese, eseguito con pochi colori, di solito spruzzati rozzamente, anche privo di riempimento. Il throw-up è un’arte a sé: lo stile è immediato, spesso molto semplice e “gommoso” ma non per questo banale. È composto dal solo outline con un fill-in monocolore; può indicare anche ogni sorta di bubble style, non necessariamente monocromatico. Questa tecnica viene disprezzata perché considerata antiestetica, ma realizzare velocemente un buon throw-up con un outline preciso non è un compito semplice. Viene chiamato anche flop, un disegno stilizzato della propria firma, o dell’abbreviazione della propria firma (per esempio le prime due lettere), di rapida esecuzione ma di dimensioni più estese, eseguito con pochi colori, spesso spruzzati rozzamente, anche privo di riempimento. Il throw-up (chiamato anche flop) è un’arte a sé: lo stile è immediato, spesso molto semplice e gommoso ma non per questo banale (ivi, pp. 60-63), perfetto per il bombing.
Il terzo stadio dell’evoluzione della tag, dopo il throw-up, è il “pezzo”21Piece o pezzo (zuopin 作品) – È una sorta di tag ingrandita, eseguita con la bomboletta, raffigurante lettere a più colori; più in generale, è il termine maggiormente usato per definire un graffito e contrapporlo alla semplice tag. Un pezzo rappresenta il terzo stadio dell’evoluzione delle lettere, dopo la tag e il throw-up. (dall’inglese piece) che, se particolarmente riuscito, si distinguerà tra gli altri guadagnando l’appellativo di masterpiece (lett. capolavoro)22Masterpiece (dafu de zuopin 大幅的作品) – Capolavoro, pezzo di ottima qualità, graffito particolarmente riuscito..
Dopo il 1972, cominciano ad apparire i primi pezzi su interi vagoni ferroviari che, per l’alta visibilità delle firme, la vasta audience potenziale e il loro ruolo di collegamento e comunicazione tra i quartieri delle città e i writer, portano questi ultimi alla tanto amata pratica del trainbombing, ossia bombardare il maggior numero possibile di treni in una gara a chi è capace di creare il pezzo più bello.
Proprio intorno al 1973 nasce il wildstyle23Wildstyle (kuangye fengge 狂野风格) – Complessa costruzione di lettere assemblate per dare una forma e una dinamica particolare al pezzo. In questo stile le lettere vengono distorte e sovrapposte e talvolta arricchite da frecce tridimensionali, tribali, picche, puppet e altri elementi decorativi che danno idea di movimento e confusione. Questo stile può essere straight o soft: nel primo caso, è simmetrico e le frecce che formano le lettere tracciano angoli spigolosi; nel secondo caso, è asimmetrico e gli angoli sono sostituiti da frecce curve con punte arrotondate. Per aumentare la percezione di profondità dell’opera, oltre all’inserimento di collegamenti fra i caratteri, si può addirittura trasformare tutta la struttura della parola in un elemento tridimensionale. Questa forma intricata di graffiti, dall’inglese “stile selvaggio”, è considerata la forma di writing più difficile da eseguire e spesso le scritte sono indecifrabili per i non addetti ai lavori.: le lettere softie (morbide e gommose) cominciano ad allungarsi, a contorcersi, a separarsi e ornarsi di frecce, a scapito della leggibilità del pezzo. Il wildstyle è spesso considerato la forma di writing più difficile da realizzare e meno leggibile per un “non writer”. Non occorre più di un anno ai writer per rendersi conto che potevano infondere al movimento un’evoluzione estetica significativa semplicemente eliminando le sbavature, ricercando colorazioni più uniformi e tratti di contorno precisi.
Nello stesso periodo, dopo il 1974, ai pezzi iniziano ad aggiungersi elementi figurativi, come personaggi dei fumetti, detti puppet24Puppet (tu’an 图案) – Letteralmente “pupazzo”, “bambolotto”; è in genere un elemento figurativo che affianca i graffiti. Può essere una figura umana, un mostro dalle sembianze animali, un personaggio dei fumetti o dei cartoni animati. (ivi, pp. 20-21).
Lo sbarco in Europa
Grazie a Keith Haring e Jean-Michel Basquiat il graffitismo entra ufficialmente nella scena artistica internazionale. Intorno al 1983, con la pellicola cult della cultura hip-hop Wild Style e il documentario sui graffiti della metropolitana newyorkese Style Wars, il fenomeno del graffitismo trova terreno fertile anche in Europa, soprattutto ad Amsterdam e nelle periferie parigine. Le grandi capitali, come Londra, Berlino e Parigi, vedono le prime tag e i primi pezzi già all’inizio degli anni Ottanta. Nel 1987 (anno in cui viene pubblicato il volume Spraycan Art, che documenta il writing anche fuori dagli Stati Uniti) il movimento ha raggiunto quasi tutte le principali città europee e vengono dipinti treni a Vienna, Düsseldorf, Monaco, Copenaghen, Parigi e Londra, anche se la maggior parte degli europei preferisce lavorare su muro.
Il writing, che a New York aveva impiegato più di dieci anni per raggiungere un completo sviluppo, arriva in Europa con forme e metodi già stabiliti, con regole già definite. Gli statunitensi erano rimasti bloccati alle intricate forme del wildstyle, viceversa l’Europa reagisce, pur con le sostanziali differenze da nazione a nazione, con l’evoluzione di lettere più lineari e meglio comprensibili. (ivi, p. 28)
Come negli altri paesi europei, in Italia il writing giunge agli inizi degli anni Ottanta, anche grazie all’apparizione di alcuni pezzi di writer stranieri soprattutto a Bologna e a Roma. L’ispirazione per i giovani graffitari in Italia arriva dai film cult, dagli stranieri in tour e dalle fanzine (riviste amatoriali non ufficiali e indipendenti, che trattano temi legati a fenomeni culturali e sottoculturali). Dalla metà degli anni Ottanta fino alla metà degli anni Novanta, soprattutto grazie all’hip-hop, il writing si diffonde a macchia di leopardo e vede il susseguirsi di radicali cambiamenti stilistici: si passa dallo stile illeggibile e annodato di stampo newyorkese a uno stile più aperto e comprensibile, che permette di concentrare l’attenzione principalmente sulla quantità di pezzi fatti (ivi, pp. 30-39).
Nuove frontiere: nasce il post-graffiti
Superata la fase in cui l’elemento dominante era rappresentato dalle lettere, la cultura contemporanea dei graffiti si muove verso orizzonti più ampi: si sperimentano nuove forme e si assiste al proliferare di personaggi, simboli e astrazioni. Lo stile personale di ciascun graffitista è libero di evolversi senza vincoli e servirsi di una più vasta gamma di mezzi espressivi: dall’uso di adesivi, manifesti e stencil a quello di aerografi, gessetti a olio e vernici, fino alla scultura (Ganz 2005). Tutto questo può essere inquadrato nel movimento post-graffiti25Post-graffiti – Sviluppo moderno della forma e della cultura dei graffiti che si distacca dalle percezioni tradizionali, evolvendo in un primo momento nella tendenza stilistica graffiti-logo, quando alcuni artisti cominciano ad associare il proprio nome a un’icona riprodotta serialmente nello spazio pubblico attraverso l’uso di sticker, stencil e poster. In una fase successiva, si spingono verso tecniche o forme artistiche più innovative come la pittura, la scultura, la grafica, il design, l’illustrazione, la moda, la fotografia, l’architettura, la video art e la calligrafia. Il post-graffiti nasce e si sviluppa in un mondo globale perché vive e si diffonde via internet., tendenze stilistiche che affondano le radici nella cultura del graffiti writing e della street art e che si manifestano in molteplici discipline, quali pittura, scultura, grafica, design, illustrazione, moda, fotografia, architettura, videoarte e calligrafia. Nei fatti, le frontiere di quest’universo creativo sono oggi molto più porose di quelle di un tempo e questo processo facilita l’emergere di nuovi stili e di nuovi modi di intendere i graffiti. Se il graffitismo nasce e si sviluppa negli Stati Uniti per imporre il proprio modello su scala planetaria, il post-graffiti ha origine e si evolve in un mondo globale, perché vive e si diffonde via internet. La rete è il luogo dove si cercano nuovi modelli a cui ispirarsi e dove si pubblicano le fotografie dei propri lavori.
In Cina, l’avvento tardivo del fenomeno del graffiti writing, già contaminato dalle nuove sperimentazioni legate al post-graffiti ha portato alla fioritura di una forma ibrida di graffiti art, che senza dubbio riecheggia i fondamenti del writing americano, data l’adesione di alcuni artisti alla cultura hip-hop, ma che al tempo stesso si mescola e si confonde con la street art in senso lato.