3.1. Graffito di Dayr Abu Hinnis
A questo proposito, un graffito (Van der Perre 2014, pp. 67-108) datato all’anno 16 e rinvenuto nei pressi del villaggio di Dayr Abu Hinnis, circa 10 km a nord di Amarna, dimostrerebbe – contrariamente a quanto è stato spesso sostenuto in passato – che la regina Nefertiti era ancora viva verso la fine del regno del marito e che, in quell’anno, non aveva cessato di utilizzare entrambi i suoi nomi.
Anno 16, primo mese della [stagione] akhet, giorno 15. Viva il re dell’Alto e Basso Egitto, che vive di Maat, signore delle Due Terre, Neferkheperura Uaenra – vita, forza, salute – il figlio di Ra, che vive di Maat, signore delle corone, Akhenaten, la cui durata di vita è grande, dotato di vita per sempre, in eterno, e la grande sposa regale, sua amata, signora delle Due Terre Neferneferuaten Nefertiti, vivente per sempre, in eterno, e ‘ankh-Ra sovrano dei due orizzonti, che si rallegra all’orizzonte nel suo nome di Ra, il padre che viene come Aten’, amato (?) […]. Il […] il lavoro della dimora dell’Aten vivente, sotto l’autorità dello scriba regale Pentu, sotto l’autorità del sovrintendente dei lavori […].
Se l’identificazione Ankhkheperura Neferneferuaten con Nefertiti è corretta, la regina avrebbe potuto assumere prerogative regali soltanto a partire dall’ultimo anno di regno di Akhenaten col ruolo di co-reggente, per poi governare da sola per un altro breve periodo, oppure, più probabilmente, potrebbe essere salita al trono come regina regnante solo a seguito della morte del marito. A rendere le cose più complesse vi è il fatto che l’ultima testimonianza datata del regno di Akhenaten è costituita da un frammento di anfora, sopra la quale l’anno 17 del sovrano è stato modificato in «anno 1» di un sovrano purtroppo non menzionato. Ma a chi si fa riferimento? Smenkhkara andrebbe escluso, se si ritiene che non abbia mai regnato in maniera autonoma. Rimarrebbero due candidati: il giovanissimo Tutankhaten oppure la stessa Neferneferuaten; in tal caso, ella sarebbe divenuta «re» solo alla scomparsa di Akhenaten. Vi è un’ulteriore possibilità, ossia che la regina sia salita al trono dopo la morte di Akhenaten non per regnare in maniera autonoma, ma come reggente per conto del giovane Tutankhaten (Dodson 2014, p. 146; Allen 2016).
Ciò che si può ritenere certo è che Ankhkheperura Neferneferuaten, chiunque ella fosse, regnò per pochissimo tempo. Un graffito lasciato da un uomo di nome Pawah nella tomba tebana di un certo Pairy, riporta la data dell’anno 3 di Ankhkheperura Neferneferuaten; dopodiché perdiamo del tutto le tracce di questa regina. Benché Neferneferuaten abbia conservato il suo nome di stampo atenista, le fonti sembrano suggerire che la posizione della sovrana nei confronti della religione fosse assai più fluida rispetto a quella del suo predecessore. Una volta morto Akhenaten, Neferneferuaten potrebbe essere stata la prima a tentare una riconciliazione tra le dottrine dell’Aten e il ritorno degli dei tradizionali. Infatti, alcuni oggetti preparati per il suo corredo, e poi riutilizzati da Tutankhamon, fanno riferimento a diverse divinità (Harris 1992; Laboury 1992; Gabolde 2005b). Inoltre, il sopra menzionato graffito attesta l’esistenza nell’anno 3 a Tebe di un tempio di Ankhkheperura al cui interno era attivo un culto per Amon e dimostra come in quel periodo i Tebani adorassero il loro dio locale.
La morte di Akhenaten non coincise con un immediato annullamento dell’Aten, il cui culto continuò a sopravvivere, almeno per un po’ di tempo; a non sopravvivere fu una delle idee portanti dell’atenismo, ossia che nessuna divinità potesse essere adorata oltre al dio sole.