1.9. Le stele di confine – I proclamazione
Le 16 stele di confine sono designate con una lettera maiuscola, un sistema di nomenclatura inaugurato dall’egittologo inglese Flinders Petrie alla fine del XIX secolo. Tre di esse (A, B, e F) si trovano a occidente del Nilo, le altre 13 a oriente del fiume. Incise direttamente nelle pareti rocciose delle montagne che circondano Amarna, le stele sono costituite da un rettangolo con la parte superiore arrotondata. La parte rettangolare fu incisa con un testo in linee orizzontali di geroglifici, mentre la parte superiore contiene un’immagine della famiglia reale intenta ad adorare Aten. Alcune stele erano affiancate da statue, anch’esse scolpite nella roccia, di Akhenaten, Nefertiti e alcune delle loro figlie. Nel corso dei secoli, le stele hanno subito diversi danni, causati sia da un’erosione naturale sia dall’intervento dell’uomo. La stele H fu notata per la prima volta soltanto nel 2006.
Tre stele (K, X e M), oggi molto deteriorate, contengono la cosiddetta prima proclamazione (Davies 1903-08, vol. 5, pp. 28-31, tavv. XXIX-XXXII, XXXVII-VIII; Sandman 1938, pp. 103-118; Helck 1955-58, pp. 1965-1980; Helck 1961, pp. 338-44; Murnane, Van Siclen 1993, pp. 11-68, tavv. 2-12, 22, 23A, 31B, 32; Murnane 1995, pp. 73-81). Il testo inizia con la datazione, seguita dai nomi e titoli del dio Aten, del re e della regina:
Anno 5, quarto mese della [stagione] peret, giorno 13: Viva il buon dio, che gioisce [in Maat], signore del cielo, signore della terra, [il grande vivente], Aten [che illumina] le due rive, il padre ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’, il grande vivente Aten, che è nel giubileo, che risiede nella [casa] di Aten in Akhetaten, e l’Horo ‘Amato [di Aten], le Due Signore ‘[Potente di regalità] in Akhetaten’, il falco d’oro ‘Colui che innalza il nome di Aten’, il re dell’Alto e del Basso Egitto, che vive di Maat, il signore delle Due Terre, Neferkheperura Uaenra, il figlio di Ra che vive di Maat, signore delle corone Akhenaten, [la cui durata di vita è grande], che è sul seggio [di suo padre ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’], colui che è apparso sul trono di Ra dei viventi come suo padre l’Aten, ogni giorno. Il buon dio […], l’Aten […] quando egli sorge, possessore di [provvigioni], ricco di cibo […] ogni cosa […] che fa cose utili per colui che lo ha generato, l’Aten vivente, signore del cielo. Possa egli far sì che egli sorga [come] signore […] per quanto riguarda ciò che il Disco [= Aten] circonda; possa far sì che egli [esista] per sempre, [vedendo] i suoi raggi, (mentre) egli è sulla terra, [ogni] giorno: il re [dell’Alto e del Basso Egitto], che vive di Maat, signore delle Due Terre [Neferkheperura Uaenra], il figlio di [Ra], che vive di Maat, signore delle corone Akhenaten, la cui durata di vita è grande, vivente per sempre.
La nobile, grande nel palazzo, bella di volto, incantevole con le due piume, la signora della gioia, al cui udire la voce ci si rallegra, dotata di grazia, grande d’amore, il cui carattere soddisfa il signore delle Due Terre, signora dell’entourage femminile di Aten, colei che lo soddisfa quando egli sorge all’orizzonte, per la quale si compie ogni [cosa] che lei dice, la grande sposa regale, la sua amata, signora delle Due Terre Nefertiti, vivente per sempre.
Segue una descrizione dell’apparizione del re nel territorio dove verrà fondata la nuova città. L’utilizzo della forma impersonale «quando si era ad Akhetaten» allude alla presenza del sovrano e di parte della corte nel sito, mentre il paragone del re «sul grande carro in elettro proprio come Aten quando sorge dal suo orizzonte» associa la figura del sovrano a quella della divinità. Se il dio si muove in cielo e appare, al suo sorgere, luminoso all’orizzonte, così Akhenaten «appare» sul suo carro scintillante per muoversi nel territorio della città, la sede da cui ha avuto avvio la creazione del mondo, il luogo in cui re e dio si incontrano e dove l’Aten può manifestarsi nella sua interezza all’umanità. Il testo continua con una descrizione di alcuni riti preliminari:
In questo giorno, quando si era ad Akhet[aten], la sua Maestà [apparve] sul grande carro in elettro, proprio come Aten quando sorge dal suo orizzonte e riempie la terra con l’amore e […] dell’Aten. Egli ha intrapreso un buon viaggio verso Akhetaten, la sua sede della ‘prima volta’,1Sep tepy, la «prima volta» o «prima occasione» fa riferimento all’epoca primordiale, al mo- mento in cui tutto ebbe inizio grazie al demiurgo. In questo passo, la sede della creazione coincide con la nuova città dell’Aten. che egli [= Aten] ha fatto per se stesso per tramontarvi ogni giorno e che suo figlio Uaenra fece per lui, [ossia] il suo grande monumento che egli ha fondato per se stesso, il suo orizzonte, [nel quale] il circuito [del sole] è venuto all’esistenza, dove egli è ammirato con gioia, mentre la terra è contenta e tutti i cuori esultano quando lo vedono.
Presentare una grande offerta per il padre ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’, in pane e birra, bestiame grande e piccolo, uccelli, vino, frutta, incenso, e ogni sorta di vegetali e ogni cosa buona davanti alla montagna di Akhetaten […] consacrazione di una buona [e pura] libagione per la vita, forza e salute del signore delle Due Terre Neferkheperura Uaenra. Dopo ciò, compiere i cerimoniali dell’Aten, che è contento grazie a ciò che si è fatto per lui. Si gioisce e il cuore [di questo dio] è in gioia [grazie ad] Akhetaten, con esultazioni mentre sosta sopra la [sua] sede, cosicché egli possa essere felice riguardo a ciò e all’elevare la sua bellezza […]. La sua Maestà era al cospetto di suo padre ‘ankh-Ra-Hora khty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’, mentre i raggi dell’Aten erano sopra di lui, con vita, stabilità, [dominio, salute e gioia] per sempre, in eterno.
Segue un discorso di Akhenaten ai suoi dignitari. Il testo esprime la decisione del sovrano di presentare il suo progetto edilizio alla corte. Le prime due parole del re sono un ordine, più che un invito, a volgere lo sguardo a Aten, al disco del sole, come a voler ricordar loro ciò che ora è divenuto il nucleo della politica religiosa del paese. Il re desidera creare una nuova città perché è ciò che desidera suo padre Aten. Come in una teocrazia efficiente, tutto deve essere conforme alla volontà divina. Aten comunica in maniera esclusiva con il sovrano, al fine di «istruirlo» in prima persona su tutto ciò che è necessario fare. Il re dichiara inoltre di non aver «trovato» una città già dotata di tutto il necessario, ma un territorio non appartenente a nessun’altra divinità, re, regina o persona; ossia di essere stato guidato verso un’area incontaminata, dove poter creare una città che fosse in primo luogo un enorme spazio sacro dove il dio potesse manifestarsi appieno ed essere adorato:
[Dopodiché], la sua Maestà disse: ‘Portatemi i compagni regali e i grandi del palazzo, i sovrintendenti dei soldati, [i sovrintendenti] dei lavori, i dignitari e tutta [la corte] nella sua interezza.’ Allora [essi] furono condotti a lui immediatamente e si prostrarono sui loro ventri al cospetto di sua Maestà, mentre baciavano [il suolo dinnanzi al buon dio (= re)]. Allora, sua Maestà disse loro: ‘Guardate Aten! L’Aten desidera che si faccia per lui [qualcosa] come un monumento il cui nome sia eterno e perenne. Ecco, è l’Aten, mio padre, che mi ha istruito riguardo a ciò, [ossia riguardo a] Akhetaten. Nessun dignitario mi ha mai istruito riguardo a ciò, e neppure nessun uomo sulla terra intera mi ha mai istruito riguardo a ciò, [ossia] per parlarmi [di un progetto] per creare Akhetaten in questo luogo distante. Fu l’Aten, mio padre, [che mi ha istruito] riguardo a ciò, affinché Akhetaten potesse essere creata per lui. Guardate, io non la trovai fornita di cappelle o intonacata con tombe o […] coperta con […] [o] con il rimanente di tutto ciò […] cosicché non fu […] Akhetaten per l’Aten, mio padre. Guardate, fu il faraone – vita, forza, salute – che la trovò, quando non apparteneva a un dio e non apparteneva neppure a una dea; quando non apparteneva a un sovrano e non apparteneva neppure a una sovrana; quando non apparteneva a nessuna persona per trarre profitto da essa. Non si conosce […], ma io la trovai […]. Fu l’Aten, mio padre, che mi istruì riguardo ad essa, [dicendo]: ‘Guarda! [Fornisci] Akhetaten di provvigioni, un magazzino per ogni cosa’. Mio padre, ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’, mi ha parlato: ‘Essa appartiene alla mia Maestà, per essere Akhetaten, in eterno e per sempre’. Guardate! Io giuro riguardo a essa, proclamando: ‘Io la creerò [come] l’orizzonte [per l’]Aten, mio [padre…], sono desiderati […] mentre Aten sorge da essi ogni giorno, riempiendoli con i suoi incantevoli e amorevoli raggi, al cui vederli ogni paese vive, e ponendoli su Neferkheperura Uaenra, [mentre egli] ordina [per] lui […] in vita e dominio in eterno, per sempre. Rendi dunque Akhetaten una proprietà dell’Aten, mio padre, nella sua interezza, poiché io ho fatto [… appartenente al mio nome] o appartenente al [suo] nome, ossia la grande sposa regale Neferneferuaten Nefertiti, o appartenente al suo nome in eterno, per sempre’.
Al termine del discorso di Akhenaten, sono i dignitari a prendere la parola per manifestare tutto il loro apprezzamento per la decisione regale e ricordare come nessun altro re d’Egitto abbia mai goduto del favore dell’Aten e come la prosperità della nuova città si fondi sui tributi versati da tutti i paesi:
Dissero i cortigiani, rispondendo [al] buon dio [= re]: ‘Possa tuo padre ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’ – i cui nomi sono invocati – agire come egli ha decretato, e tu sarai re in eterno, perdurando per sempre sulla stele dell’Aten. Non vi è re del […] per suo padre [consistente in] ogni […], ogni […] e ogni […] con ogni […] monumento su monumento per l’Aten. [Egli ha donato] una guida [per] amore di te, affinché tu potessi agire secondo quanto egli ha decretato. Tu sei il sovrano che introduce cose utili e che conosce i limiti dell’eternità, mentre egli è colui che pone [le cose] nel tuo cuore in ogni luogo che egli desidera. Egli non ha innalzato nessun altro re eccetto la tua Maestà; egli non ha ordinato tutto ciò che egli dona per un qualcun altro, ma [ha agito per te perché tu hai fatto] per lui la casa dell’Aten [in] Akhetaten, una grande […], che non ha conosciuto nulla di ben eseguito dell’Egitto, essendo perfetta (?) come l’orizzonte del cielo, il palazzo di Aten, fornita [di] ogni [sorta di] provvigioni, per la grandezza di fare un monumento per l’Aten, al [cui vederlo] ogni cosa che respira vive, poiché egli è colui che guida i viventi per sempre.
Possa la sua [= del dio] signoria governare da Akhetaten e possa tu [= il re] condurre a lui ogni terra. Possa tu tassare villaggi e isole per lui, ogni città […] ogni […] sua […] Aten, agendo secondo quanto egli stesso ha ordinato. Tutte le terre di pianura, tutti i paesi di montagna e tutte le isole portano i loro tributi, i loro prodotti sulle loro schiene, al creatore della loro vita, al vedere i cui raggi si vive. Il respiro del suo amore si respira per l’eternità, mentre si vedono i suoi raggi e mentre la sua signoria agisce [come] egli desidera […] ordini [… tu sei] in Akhetaten, ringiovanito come Aten in cielo in eterno, per sempre.
Il testo della stele continua con un secondo discorso del re. Dopo alcune espressioni che sottolineano il legame tra re e dio, il sovrano precisa come il luogo dove sorge Akhetaten, circondata da colline, sia stato scelto e creato dal dio stesso. La scelta della sede della nuova città non può pertanto essere né modificata né messa in discussione da nessuno, neppure da Nefertiti o da qualunque funzionario o persona:
Allora sua Maestà levò il suo braccio al cielo verso colui che lo ha generato, ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’, dichiarando: ‘Vive mio padre ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’, il bell’Aten vivente, che ha dato inizio alla vita e che rende prospera la vita, mio padre che è con me fra […] nel suo viaggio, il mio bastione di milioni di cubiti, la mia memoria dell’eternità e il mio testimone della perennità, colui che ha costruito se stesso con le sue stesse mani, senza che nessun mestiere lo conoscesse, colui che fa la guida sorgendo e tramontando, ogni giorno senza mai smettere, sulla terra, mentre tutti gli occhi lo guardano, colui che non ha [eguale] quando ha riempito la terra con i suoi raggi, facendo vivere ogni volto, colui di cui i miei occhi si saziano, vedendolo ogni giorno quando egli sorge nella casa dell’Aten in Akhetaten, avendola del tutto riempita con se stesso, con i suoi incantevoli e amorevoli raggi. Poiché egli li sparge su di me – in vita e forza in eterno e per sempre – io creerò Akhetaten per l’Aten, mio padre, in questo luogo. Io non farò Akhetaten per lui a sud di esso, a nord di esso, a ovest di esso [o] a est di esso. Io non oltrepasserò la stele meridionale di Akhetaten verso sud, neppure oltrepasserò la stele settentrionale di Akhenaten verso nord, con lo scopo di creare Akhetaten per lui là. E neppure io [la] creerò per lui sull’estremità occidentale di Akhetaten, ma io creerò Akhetaten per l’Aten, mio padre, all’estremità orientale di Akhetaten, il luogo che lui stesso creò per essere circondato per lui dalle colline, e sui cui egli è felice e su cui io farò offerte a lui. Questo è quanto!
E neppure la grande sposa regale mi dirà: ‘Guarda, c’è un bel luogo per Akhetaten da qualche altra parte’, io non la ascolterò. E neppure nessun dignitario – siano essi funzionari favoriti, funzionari esterni, ciambellani o qualunque persona nella terra intera – dirà davanti a me: ‘Guarda, c’è un bel luogo per Akhetaten da qualche altra parte’, io non l’ascolterò, sia che esso [= l’altro luogo] sia a nord, sia che esso sia a sud, a ovest o a oriente. Io non dirò: ‘Io abbandonerò Akhetaten e non mi affretterò, cosicché io possa fare Akhetaten in questo altro bel luogo […] assieme a esso, per sempre’, ma [rimarrò] in questa Akhetaten, grazie alla quale egli stesso [= Aten] ha voluto essere soddisfatto in eterno, per sempre’.
Segue la descrizione dettagliata di tutto ciò che il re andrà a costruire nella nuova città, partendo dai templi del dio, ma anche un complesso palaziale e una tomba regale per il re, Nefertiti e la principessa Meritaten, una necropoli per i tori Mnevis – tori sacri di Heliopoli2Vedi Glossario – HELIOPOLI: In antico egiziano era chiamata Iunu, in epoca greco-romana divenne Heliopoli, la «città del sole». Situata a nord-est del Cairo, fu un centro teologico della massima importanza, destinato a esercitare una forte influenza sulla religione egiziana e sulle dottrine delle altre località. Heliopoli fu sede del culto del dio sole, adorato sotto diversi nomi: Ra, Ra-Horakhty, Atum, Khepri. La sua Enneade fu modello per tutte le altre Enneadi del paese. – e una per i sacerdoti dell’Aten:
Ad Akhetaten, in questo luogo, io farò la casa di Aten, per l’Aten, mio padre.
Ad Akhetaten, in questo luogo, io farò la Dimora di Aten per l’Aten, mio padre.
Ad Akhetaten, in questo luogo, io farò un edificio ‘parasole’ della [grande] sposa [regale Neferneferuaten Nefertiti] per l’Aten, mio padre.
Nella ‘isola di Aten i cui giubilei sono eminenti’, ad Akhetaten in questo luogo, io farò la ‘Casa del gioire’ per l’Aten, mio padre.
Nella ‘isola di Aten i cui giubilei sono eminenti’, ad Akhetaten in questo luogo, io farò la ‘Casa del gioire’ in [Akhet]aten per l’Aten, mio padre.
Ad Akhetaten, in questo luogo, io farò sì che tutte le rendite che [sono] nel[la terra intera] appartengano a Aten, mio padre.
Ad Akhetaten, in questo luogo, io farò per me stesso la residenza del faraone
– vita, forza, salute – e farò la residenza della grande sposa reale.
Sia fatta per me una tomba nella montagna orientale [di Akhetaten] e che in essa sia allestita la mia sepoltura, nei milioni di giubilei che l’Aten, mio padre, ha decretato per me. Che [anche] la sepoltura della grande sposa re- gale Nefertiti sia allestita in essa, nei milioni di anni [che l’Aten, mio padre, ha decretato per lei. Che (anche) la sepoltura della] figlia del re Meritaten [sia allestita] in essa, in questi milioni di anni. Se io dovessi morire in una qualunque città a nord, sud, ovest o a oriente in questi milioni di anni, che io sia portato [indietro] affinché io sia sepolto ad Akhetaten. Se la grande sposa regale Nefertiti – possa ella vivere! – dovesse morire in una qualunque città a nord, sud, ovest o a oriente in questi milioni [di anni, che sia riportata (indietro) affinché] ella [sia sepolta ad Akhetaten. (E) se la figlia del re Meritaten dovesse morire] in una qualunque città a nord, sud, ovest o a oriente in questi milioni di anni, che sia riportata [indietro], affinché [ella] sia sepolta ad Akhetaten.
Che sia allestita [anche] una necropoli per il toro Mnevis a oriente della montagna di Akhetaten, affinché egli [sia sepolto] in essa. Che sia allestita una tomba per i più grandi dei veggenti di Aten, per i padri divini dell’Aten [e…] dell’Aten a oriente della montagna di Akhetaten, affinché essi siano sepolti in essa.
Il seguito del testo è purtroppo mal conservato. Alcuni passi, assai controversi, paiono alludere a un’ostilità contro la politica del sovrano, il quale dichiara di aver dovuto ascoltare qualcosa di peggio (bin st r) di quanto avesse dovuto ascoltare nel corso dei suoi primi quattro anni di regno e di quanto abbiano dovuto ascoltare tre dei suoi predecessori o qualunque altro re d’Egitto. Il termine bin ha anche il significato di «male, cattivo». È stato ciò che ha dovuto udire e affrontare a spingere Amenhotep IV alla scelta definitiva di ripudiare il proprio nome amoniano, di allontanarsi da Tebe e fondare una nuova città? Qualunque sia il reale significato di questi passi, essi rimangono comunque del tutto insoliti ed eccezionali, soprattutto se si considera che appaiono in un testo ufficiale, contenente un decreto regale:
Ecco, mio padre ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’ vive!
Per quanto riguarda […] in Akhetaten, era peggio di quanto io avessi udito nell’anno 4; era peggio di [quanto] io avessi udito nell’anno 3; era peggio [di quanto io avessi udito nell’anno 2; era] peggio [di quanto io avessi udito nell’anno 1]; era peggio [di] quanto [il re] [Nebmaat]ra (?) [= Amenhotep III] avesse udito; [era peggio di quanto (il re) Aakheperura (= Amenhotep II) (?) avesse udito]; era peggio [di] quanto (il re) Men[kheper]ra (?) [= Thutmose III] avesse udito; [era] peggio [di] quanto udito da ogni re che avesse [mai] assunto la corona bianca.
Se io udissi una protesta dalla bocca di un funzionario, dalla bocca di […], dalla bocca di […], dalla bocca di un Nubiano, dalla bocca di chiunque […] contro [mio] pad[re] per (?) [… essi] offenderebbero […].
A questo punto, il testo si fa piuttosto lacunoso. Esso continua con la descrizione di altri benefici e assegnazioni per il culto e le feste in onore dell’Aten, con questioni relative alla celebrazione del giubileo regale ad Akhetaten, alla protezione della città e si conclude con il tema della gioia che pervade la terra intera grazie all’Aten e alla sua nuova città: «La terra intera gioisce, poiché è in festa [e compie offerte] all’Aten, per colui che ha fatto sì che si approdasse3Il verbo mnj, letteralmente «approdare, ormeggiare, legare [una barca]», può anche suggeri- re l’idea di «aver fine» (ossia morire) o far rivivere i defunti. Akhetaten è il luogo in cui si gioisce in vita, ma anche dove si riposerà in eterno. ad Akhetaten, in eterno, per sempre».