1.7. Graffito di Assuan
Questo graffito, che si trova accanto a quello, cronologicamente di poco posteriore, di due uomini di nome Men e Bak, rappresenta un’altra testimonianza del nome con cartigli associato a un’iconografia divina tradizionale. Il re, la cui immagine ora è deteriorata, era raffigurato nell’atto di bruciare incenso per il dio «ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten» a corpo umano e testa di falco (Habachi 1965, pp. 91-92, fig. 13) (Fig. 7).
Bruciare incenso per ‘ankh-Ra-Horakhty che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è in Aten’ [da parte del re dell’Alto e Basso Egitto, che vive Neferkheperura Uaenra, il figlio di Maat, [che vive di Maat (?), signore delle corone], Amenhotep IV, la cui durata di vita è grande.
Nell’arco di pochi mesi, l’associazione del nuovo nome dogmatico scritto in due cartigli con la vecchia immagine della divinità, che mescolava elementi antropomorfi e zoomorfi, fu ritenuta non più idonea a descriverla. A corte si arrivò alla consapevolezza che la differenziazione dell’Aten rispetto alle altre divinità poteva ritenersi conclusa solo se avesse coinvolto anche la sua descrizione figurata. L’immagine tradizionale del dio a corpo umano e testa di falco fu rinnegata a favore di una rappresentazione della divinità come astro, una decisione presa con ogni verosimiglianza a Tebe, come dimostrano alcune scene analizzate in precedenza nelle tombe dei funzionari Ramose e Parennefer. D’ora in avanti, il dio sarebbe stato rappresentato come un disco del sole visto frontalmente, dal quale partono dei raggi che terminano con delle piccole mani, alcune delle quali reggono dei segni ankh, «vita», in prossimità delle narici dei membri della famiglia regale, a indicare il rapporto privilegiato che unisce il dio al re, alla regina e alle loro figlie. Amenhotep IV, in totale rottura con la tradizione, optò dunque per un’iconografia che non descrivesse più la divinità prendendo in prestito elementi del corpo umano e/o animale, bensì utilizzando un’immagine che la rappresentasse così come appare ogni mattina in cielo agli occhi del creato.