1.3. Alcuni blocchi da Karnak
Un’altra interessante fonte su come il nuovo culto iniziò a imporsi accanto a quello degli antichi dei è un blocco proveniente da un edificio eretto da Amenhotep IV a Karnak e noto solo grazie a una copia lasciata dall’egittologo Émile Prisse d’Avennes nel XIX secolo (van de Walle 1980, fig. 1). La prima colonna di testo conserva parte del nome del dio solare «Horakhty che gioisce [all’]orizzonte»; la seconda e la terza colonna sono dedicate al dio Shu1Vedi Glossario – SHU: Dio dell’aria e della luce; più precisamente rappresenta lo spazio che permette la diffusione della luce solare. Assieme a sua sorella Tefnet, rappresenta la prima coppia divina generata dal demiurgo., definito «figlio di Ra, padre degli dei» e di cui rimane la parte superiore del corpo; le ultime due colonne, seguite da un’immagine di una testa di una divinità sormontata da quattro alte piume, riportano il nome del dio «Onuri-Shu, figlio di Ra» e «alto di piume, Horo2Vedi Glossario – HORO – Sotto il nome di Horo si annoverano diverse divinità celesti raffigurate sotto forma di falco o come un uomo a testa di falco. Dio antichissimo, i sovrani egiziani si identificarono ben presto con lui per associarsi al mondo divino. Secondo il mito, fu ritenuto figlio di Isi e Osiri, ucciso dal fratello Seth. Questo mito, in cui si sottolinea il contrasto tra ordine e caos, ebbe forti connotazioni regali: Horo è infatti il successore di Osiri e garante della Maat, mentre Seth è la controparte del disordine e del caos. dal braccio valoroso» (Fig. 3). Benché l’accuratezza della copia di questo documento non possa essere verificata, esso rimane un’importante testimonianza del fatto che, almeno in un primo tempo, Amenhotep IV non esitasse a rappresentare divinità tradizionali e a utilizzare la parola «dei» (netjeru) in associazione col dio solare.
Due altri blocchi in arenaria (Redford 1981, pp. 87-102; Murnane 1995, p. 31), rinvenuti nel decimo pilone del tempio di Karnak e provenienti originariamente da edifici costruiti da Amenhotep IV a Tebe3Vedi Glossario – TEBE: Era la sede del dio Amon, adorato accanto alla sua sposa Mut e al loro figlio Khonsu. Il Medio Regno segnò l’inizio della sua gloria. Dal secondo millennio, divenne di fatto la capitale politica e religiosa del paese. Sulla riva orientale si ergono i templi di Karnak e Luxor; sulla riva occidentale si trovano i templi funerari, le necropoli di privati e la Valle delle Regine e la Valle dei Re., contribuiscono a chiarire alcuni aspetti della prima fase del regno. Anche se non datati, essi risalgono al primo o secondo anno. Nel testo del primo blocco il re si presenta, come nella stele di Gebel es-Silsileh, con il titolo di sommo sacerdote di Ra-Horakhty «che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce [=shu] che è in Aten». L’iscrizione doveva contenere anche le parole pronunciate dal dio stesso, di cui quasi nulla si è preservato.
Il testo del secondo blocco costituisce invece la prima testimonianza, per quanto frammentaria, di un discorso di Amenhotep IV rivolto ai suoi dignitari e cortigiani, discorso nel quale sembra voler tracciare le idee guida della nuova teologia incentrata su una reinterpretazione della figura del dio-sole. Le parole del re «io parlo affinché io possa informarvi [riguardo?] le forme degli dei (netjeru)» assumono un significato straordinario se si collegano ai testi presenti all’interno delle tombe dei funzionari di Amarna, i quali, come vedremo, insistono sul fatto di aver udito in prima persona l’insegnamento del re. Il sovrano parla qui per istruire i suoi sudditi, in quanto unico vero detentore delle conoscenze relative al divino. I netjeru, gli dei, esistono, ma sembrano trovarsi in uno stato di desolazione. L’espressione «essi sono cessati, uno dopo l’altro», che non ha precedenti, allude forse al fatto che i loro culti, che ruotavano attorno alle loro immagini sacre, avevano iniziato a decadere (Redford 2013, p. 14). Ma la condizione di rovina in cui sembrano versare le immagini divine e i loro templi non intacca la divinità solare, in quanto diversa da tutte le altre. Solo colui che ha creato se stesso prospera tra gli dei. Inoltre, la sua natura rimane misteriosa agli uomini, con l’unica eccezione del sovrano. Il testo frammentario si conclude con una domanda del tutto retorica, che ha lo scopo di sottolineare, ancora una volta, l’unicità del dio sole.
Primo blocco:
[Viva l’Horo ‘Toro possente dalle alte piume, grande di regalità in Ipet- sut’], il falco d’oro ‘che innalza le corone [nella Heliopoli meridionale’, il re dell’Alto e del Basso Egitto, che vive di Maat (?), il primo sacerdote hem-netjer di (?)] Ra-Horakhty, ‘che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce [che è in Aten’ Neferkheperura Uaenra, il figlio di Ra, Amenhotep…] che è […] Aten, che [lo (?)] ha creato […] ogni alba. Egli dice […] coloro che non […]. Ecco, Horakhty si è seduto […] sua forma (?) [non] è conosciuta […].
Secondo blocco:
[…] Horus (?) [… i loro templi ?] caduti in rovina, [i loro ?] corpi (?) non [… sin dal tempo degli] antenati (?), sono gli uomini sapienti che […]. Ecco, io parlo (affinché) io possa informar[vi riguardo ?] le forme degli dei (netjeru). Io conosco [i loro ?] templi [e sono esperto ?] negli scritti (e) negli inventari dei loro corpi primordiali […]. Essi sono cessati, uno dopo l’altro, (sebbene fossero) di ogni sorta di pietre preziose [… tranne (?) colui che ha creato] sé stesso, il cui mistero non è conosciuto […] egli va dove desidera ed essi [= gli uomini] non conoscono il [suo] moto […] a lui (?) di notte, (io) mi avvicino [… Per quanto riguarda le cose (?)] che lui ha creato, come sono illustri! […] loro […] sono come stelle. Salute a te che sei nei tuoi raggi! Come potrebbe esserci un altro della tua unicità? Sei tu che […] per loro, nel tuo nome di […].