A MO’ DI CONCLUSIONE: SEMPRE NUOVI INIZI
Ci si è concentrati fin qui sul formarsi e il diffondersi della scrittura alfabetica all’interno della questione della nascita e dello sviluppo di un tipo di comunicazione scritta tendente a riprodurre la lingua parlata di determinate comunità. Nel processo che si è cercato di delineare spiccano due fenomeni apparentemente opposti eppure legati. Da una parte, è chiara la forte incidenza della tradizione volta a mantenere inalterati determinati usi e che carica, inoltre, la scrittura di valori che vanno oltre la semplice veste grafica; ciò si verifica sia dandole un carattere identitario, sia rivestendo i segni grafici di significati simbolici, religiosi e magici. Dall’altra parte, si osserva la forte adattabilità e flessibilità di un mezzo “tecnico” che, per queste sue caratteristiche, si è diffuso nel corso di millenni piegandosi per così dire a esigenze sociali, culturali e politiche, oltre che fonetiche, ben diverse tra di loro. L’esempio più immediatamente evidente del ruolo della tradizione riguarda l’uso immutato per millenni dei geroglifici egiziani nel loro aspetto figurativo, mentre cambiano le consuetudini ortografiche e appare ben presto la varietà ieratica; solo tardi si sviluppa la scrittura demotica che si diversifica nelle forme dei caratteri – non più legati alle raffigurazioni originarie – ma non nel sistema. Un altro esempio, differente, legato alla scrittura alfabetica, è quello dell’alfabeto ebraico nella sua forma antica e in quella giudaica: la scrittura antica è mantenuta in occasioni di forte sentimento nazionalistico, quando oramai era abbandonata nell’uso comune in favore di quella aramaica; e il nome di Dio, il cui significato religioso è indissolubile rispetto alla sua rappresentazione scritta, rimane spesso fissato nei manoscritti usando gli antichi simboli grafici. D’altra parte, l’ebraico quadrato del testo biblico, derivato dall’aramaico, una volta stabilito il canone, deve rimanere anch’esso intatto in quanto caricato di valori ideologici: per questo le vocali consistono in segni sopra o sotto le lettere in modo da non modificarne il tracciato; lo stesso avviene nel caso del Corano e dei testi religiosi siriaci. Questi aspetti della forza della tradizione e dei valori simbolici che investono la scrittura mostrano in modo chiaro come la scelta e l’uso di un determinato sistema travalichino il valore fonetico dei semplici segni grafici.
Una volta costituitosi il sistema detto alfabetico – un segno = un suono distintivo (fonema) – la sua apparente semplicità ha fatto concludere come esso, nato come mezzo di comunicazione di società meno sofisticate rispetto a quelle, cariche di una storia e di una tradizione già stabile della Mesopotamia e dell’Egitto, si sia, in una specifica temperie storica, rivelato un mezzo facilmente adattabile ai bisogni di ciascun “utente”, e di conseguenza si sia inevitabilmente affermato. Inoltre, una volta adottato, questo sistema è stato considerato come un simbolo di una certa superiorità identitaria (si è sostenuto che l’alfabeto sia il solo mezzo adatto a far progredire le conoscenze). Nella realtà, questa affermazione può essere capovolta. Un esempio già citato riguarda la scrittura sillabica cipriota usata per la lingua greca (e adattata dal cipro-minoico, che esprimeva una lingua diversa). Il sistema sillabico – apparentemente meno performante – si mantiene a Cipro fino al periodo ellenistico, “rifiutando” il sistema alfabetico che dunque non è risentito localmente come più funzionale: in questo caso è la scrittura sillabica che riveste una funzione identitaria rispetto al circostante mondo di lingua greca che usava l’alfabeto di derivazione fenicia.
L’alfabeto, dunque, si è diffuso e continua a diffondersi in Oriente e in Occidente fino ai nostri giorni, non tanto grazie alla sua funzionalità, ma per precise circostanze, legate all’incontro e alla diffusione di determinati gruppi; in seguito, si è imposto anche grazie alla facilità delle comunicazioni e allo strutturarsi di società in rapporto tra di loro e con esigenze di una scrittura comune. Contemporaneamente, non ha cessato e non cessa di convogliare e assumere significati che vanno oltre l’aspetto grafico, significati da analizzare caso per caso, legati molto spesso a identità di paesi e popoli: nell’Italia antica i singoli alfabeti hanno caratteristiche che li distinguono l’uno dall’altro non solo per necessità fonologiche. Nel mondo attuale, l’uso dell’alfabeto di origine latina è connotato, anche inconsciamente, da un sentimento di riconoscimento culturale comune.
Un’ultima osservazione, nel campo della storia della scrittura, riguarda l’impulso che lo “strumento” alfabeto ha dato, nel corso del tempo, al nascere di sistemi nuovi, a volte ibridi – in parte alfabetici in parte sillabici – la cui origine, insieme con la conoscenza completa delle lingue che esprimono, è tuttora parziale. Si tratta delle scritture di popolazioni germaniche, libico-berbere e iberiche i cui sistemi si espongono brevemente in appendice. Accanto ad essi, un’attenzione specifica merita il fenomeno dell’allografia, di seguito presentato brevemente. Questi ulteriori esempi dimostrano come il complesso incrociarsi dei contatti fra culture diverse, lo stratificarsi di elementi di natura e di origine varia, danno luogo alla creazione di sistemi nuovi che vengono spesso associati a tradizioni locali radicate (v. infra, ad es. le scritture libiche); questi incroci permettono poi di rivestire innovazioni in apparenza “tecniche” di significati che vanno oltre la semplice utilizzazione di un mezzo funzionale di comunicazione.